Tiziano Santi
catalogo della mostra, Galleria "Crossing"Gli oggetti di Momoli sono delle sintesi molto sofisticate di elementi eterogenei, una sorta di figure della complessità che si reggono in un equilibrio alla seconda potenza:la loro "concordia discorde"si calibra in una calma neoclassica. Sono strutturati su una serie di polarità diverse.
Innanzitutto i materiali:carta da pacchi, legno,ferro. griglie metalliche i cui apici emergono da strati di malta pigmentati molto spesso di nero, materiali della pratica "poverista", che però rivelano nel loro trattamento un'insolita ricchezza e raffinatezza, materie di per sé calde,che tuttavia vengono
raffreddate, spente.
Le forme invece provengono dalla tradizione astrattistica o meglio dal minimalismo delle geometrie primarie,dalle ampie superfici monocrome;e a contraddire la volontà riduzionista alcuni strati di materia ,griglia e malta, quasi fossero delle cortecce, si modellano sul barocchismo di morbide bombature che creano cavità, recessi, da cui spuntano a volte leggeri grafismi, e quindi ombre che si alternano alla luce nel sempre giovane gioco del nascondere e del rivelare.
Ma andando avanti altre tensioni si possono scoprire:quella fra la pesantezza dei materiali e la leggerezza della resa visiva, i contrasti della lucentezza e dell'opacità, dell'assorbire e del riflettere luce. Nelle ultime opere, che rimandano ad incongrui mobili, tavoli, sedie, strumenti per usi e riti indecifrabili, c'è una strizzata d'occhi a Robert Gober, si mettono in irrisolvibile cortocircuito forma e funzione, memoria dell'uso e assorta contemplatività.
Opposizione e armonia, eterogeneità e semplicità, caldo e freddo, esplosione ed implosione, queste le categorie che per Momoli devono comporre la loro tensione nell'opera. Un tour de force che si potenzia in una "sensualità fredda", in un edonismo cerebrale che, con parola presa a prestito, si potrebbero definire neobarocchi. Ed in effetti gli oggetti di Momoli sembrano essere delle agudezas, delle "arguzie", dei sofismi. Ogni loro elemento diventa metafora dell'opposto, trascinato in una continua metamorfosi, in una traslazione che scambia le percezioni e i significati. Ossimori dunque, se si vuole tentare un parallelo con le figure del linguaggio verbale, "ossimori" che però non restano un mero fatto retorico e diventano modi di avvertire e manifestare l'ambiguità essenziale delle cose.
Tiziano Santi
catalogo della mostra, Galleria "Crossing"
Portogruaro (Venezia) 1992